Echi di voci, rifrazioni di luce, spettri sonori.
Il tempo che scorre lascia frammenti di un presente che si fa all’istante passato: accade al cinema, con lo scorrere delle immagini, ma succede anche nella percezione sonora che fluisce sempre, dopo essere iniziata. Sono passati più di ottant’anni dalla prima apparizione del brano Strange Fruit, un lampo nel buio in quel 1939 che segnò l’inizio del secondo conflitto mondiale.
Billie Holiday cantava quella canzone «maledetta» – gli «strani frutti» sono i corpi dei neri che penzolano da un albero, in un’America in cui il razzismo e i linciaggi erano all’ordine del giorno – con un timbro inconfondibile: una voce densa di asperità e di malinconica raucedine, con quel mix vincente di timidezza e determinazione che penetra il cuore dell’ascolto.
Adesso quel brano rivive in uno struggente patchwork musicale architettato da Salvatore Ugo Digennaro, artista che lavora con la musica e le immagini come un pittore, intento a scegliere al meglio i colori e i cromatismi per le sue tele. «Questa canzone mi ha perseguitato – spiega l’artista pugliese –, aveva bisogno di manifestarsi nuovamente, come un monito costante. Un giorno poi ho capito: dovevo fare con lei quello che Mimmo Rotella faceva coi manifesti; ho ascoltato allo sfinimento il pezzo nelle sue molteplici interpretazioni, giorni e giorni, e poi ho cominciato a strappare i pezzettini, e ad incollarli, in un chorus allarmante e struggente». Il risultato finale è un altro, inscindibile e imperdibile, «Strange Fruit», assurto a nuova vita: granuloso ed emotivo, ficcante e lancinante, come i bagliori di luce scelti da Tita Tummillo, in una sorta di videoclip d’artista nato quasi per caso.
Adesso questa versione del brano diventa l’incipit del contest The Next Generation 2020: un chiaro invito per una nuova generazione di talenti del cinema e dell’audiovisivo, tra corti e film d’artista. Tra visioni che si sviluppano e che, tra passato e presente, immaginano un futuro possibile. È così che il festival vuole iniziare le sue visioni, declinate al tema di quest’anno, l’Untitled: negli odierni tempi difficili quel «frutto» diventa una sintesi, un esperimento legato alla speranza e alla vita. Per emozionarci ancora, ascoltando Holiday e le altre voci. E per «scoprire» le molteplici visioni, come frammenti di uno straordinario puzzle.
testo / Livio Costarella
progetto sonoro / Salvatore Ugo Digennaro
immagine / Tita Tummillo, Hopes (2005)