L’artista afroamericano sviluppa da trent’anni una pratica artistica eclettica per rappresentare il mondo da una prospettiva nera.
Ibridazione. È questa una delle parole chiave da cui muove la nuova edizione di The Next Generation – Untitled.
E l’ibridazione è anche la cifra che sintetizza l’approccio di Arthur Jafa (1960), eclettico artista afroamericano che da tre decadi sviluppa una pratica dinamica basata sull’intersezione di diversi media, ovvero cinema, scultura e performance. La sua ricerca si concentra su modalità espressive specificamente nere e sulla rappresentazione a livello visivo, concettuale, culturale, idiomatico del mondo da una prospettiva nera, in tutta la sua gioia, il suo orrore, la sua bellezza, il suo dolore, il suo virtuosismo, la sua alienazione, il suo potere e la sua magia.
Le sue opere audiovisive sono sperimentali, slegate dagli stereotipi dell’industria cinematografica e dalle strutture narrative tradizionali. Un cinema contaminato fatto di elementi eterogenei –frammenti di documentari, video ripresi con i cellulari, immagini d’archivio, meme, segmenti di clip virali scaricate dal web, cctv – mescolati e frullati insieme per tracciare l’identità afroamericana, esaminare le modalità di rappresentazione della blackness da parte dei media, indagare il binomio razzismo e violenza negli Stati Uniti.
Rappresentativo del suo lavoro multidisclipinare che sfida le politiche razziali con il potere della musica e del cinema è il cortometraggio del 2016 Love Is The Message, The Message Is Death: 7 minuti e 25 secondi che si muovono come una danza sullo struggente gospel hip-hop di Kanye West Ultralight Beam che amplifica la potenza emotiva del montaggio firmato da Jafa.
Un viaggio lungo quattro secoli nella coscienza collettiva afroamericana rappresentata da un ampio spettro di immagini contemporanee giustapposte in una disorientante continuità estetica che accelerano con lo scorrere dei minuti. Dalle riprese di persone qualunque a Barack Obama che irrompe in Amazing Grace all’elogio per gli otto parrocchiani di Charleston uccisi da un suprematista bianco, dalle fotografie dei leader dei diritti civili filigranate da Getty Images alle vedute dall’elicottero delle rivolte di Los Angeles fino a un’ondata di corpi che ballano al The Dougie; un uomo nero ucciso da un poliziotto che gli spara alle spalle, la folla che si accende sugli spalti durante una partita di basket… Una eterogeneità di immagini che riprende la complessità della musica afroamericana: «replicare la potenza, la bellezza e l’alienazione della musica nera» è l’intento dichiarato da Jafa, che nella sua opera fa emergere senza retorica e con grande lucidità la sofferenza e al contempo la forza e la bellezza dell’America Nera, evocando sensazioni contrapposte di libertà e dolore.
Gran parte del video non è composta da filmati ritrovati. Ci sono momenti iconici che ho girato io stesso: il ragazzino che atterra di schiena al rallentatore è mio figlio, il matrimonio è quello di mia figlia, la donna anziana che balla a quel matrimonio è mia madre. Detto questo, il sole è la scala più adatta per considerare quello che sta succedendo. Si stratta sostanzialmente di un’affermazione sul fatto che la vita dei neri dovrebbe essere considerata a un livello cosmologico. Sono frustrato quando le persone parlano di questo video negli stretti termini di Black Lives Matter. Non posso negare che ci siano delle relazioni, ma si tratta anche di un lavoro che ha a che fare con l’estasi, con la redenzione, con la Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini. Io vedo le vite dei neri in termini epici, mitici. E, a un livello più semplice, vorrei che voi guardaste a quello che sta accadendo alle persone di colore non guardando verso il basso, ma guardando nello stesso modo in cui guardereste il sole.
Sul solco di Love Is The Message, The Message Is Death si colloca il recentissimo videoclip diretto da Arthur Jafa per Wash Un in the Blood di Kanye West in collaborazione con Travis Scott, una sorta di sequel che è un’accusa della violenza continua perpetrata nei confronti di una comunità di persone per il colore della pelle.